Sottotitolo

Elementi per la fondazione di una nuova regione

sabato 4 ottobre 2014

L'orrendo stupro dell'Irpinia

Il "governatore" della Regione Campania ha nominato un nuovo assessore, al quale ha anche affidato una delega dalle sinistre implicazioni: "indirizzo e coordinamento in materia di attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi" (vedi).

Si tratta di un ulteriore passo verso quelle trivellazioni tanto care al governo Renzi. Il ministro dello sviluppo economico, Guidi, ha infatti precisato in più di un'occasione quanto sia indispensabile per la nostra economia l'estrazione di petrolio.
Non voglio qui sollevare questioni tecniche legate ai costi dell'estrazione, che determinano il prezzo al barile del petrolio. Mi risulta difficile credere che l'Italia possa estrarre petrolio a costi inferiori a quelli di paesi come l'Arabia Saudita, la Russia, il Venezuela (si legga ad esempio questo illuminante articolo de ilSole24Ore).

Credo più plausibile, invece, che le trivellazioni condotte in una provincia, quella irpina, che possiede tre vini DOCG (il fiano, il greco e il taurasi), che riceve dalla terra le olive che danno oli pregiati (vedi), che crea formaggi prelibati (carmasciano, podolico) e raccoglie frutti rinomati (castagne, nocciole, tartufi, etc.), non siano dettate da ragioni economiche. Queste, infatti, spingerebbero a valorizzare ciò che è specifico di questo paesaggio.

Le trivellazioni rappresentano solo un crimine efferato contro l'Irpinia, una volontà di sfigurarla definitivamente, di stuprare, con essa, una storia millenaria e ciò che ancora resta di un popolo antico, in un demenziale impulso distruttivo che accompagna gli atti e i pensieri delle aggregazioni 'politiche' attualmente dominanti.


Manifestazione di protesta a Gesualdo (03/01/2015) (YouTube).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 7 agosto 2013

La Morte e la Campania

Non  si tratta della morte "amministrativa" della Regione Campania, ma di qualcosa di più profondo, qualcosa che riflette la condizione finale - di suicidio - di un'area che un tempo era definita "felix" per il clima e per la fertilità del suolo. Oggi la Campania è diventata un luogo infelice, una terra sovrastata da un cupo senso di morte, percorsa da una maligna ottusità, che spinge chi la abita e chi la amministra a iniettarle quotidianamente il cancro dell'inquinamento.

>>> La strage degli innocenti della Terra dei Fuochi <<<

>>> Pomodori e asparagi all'arsenico <<<

>>> La strage causata dai rifiuti tossici <<<

>>> Il più grande avvelenamento di massa  <<<

>>> Aria infetta, rifiuti e tumori attorno al Vesuvio <<<

>>> Perché Napoli rifiuta Napolitano <<<

>>> Morto il vigile che lottava contro i veleni della camorra <<<


© RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 26 luglio 2013

L'incubo della bancarotta

Nelle pagine di approfondimento sono emersi, in molte occasioni, gli aspetti di squilibrio di questa costruzione surreale che è la Regione Campania. Una città come Napoli andrebbe collocata al di fuori di qualsiasi contesto territoriale regionale o provinciale, e invece assorbe risorse da tutto il territorio circostante (vedi).

Nei prossimi mesi comprenderemo meglio ciò a cui si riferisce ogni voce che si è levata, negli ultimi 30 anni, contro la sopravvivenza della Regione Campania. L'incapacità amministrativa, che fino ad oggi ha connotato la politica locale, si sta lentamente trasformando nell'incubo della bancarotta.

Dalla Sanità ai Trasporti, si sta per assistere ad un collasso sistemico e irreversibile (ilMattino), il quale non è solo frutto della mancanza di fondi - come di norma asseriscono gli incapaci amministratori - ma anche di quella anomalia storica che, contro ogni ragionevolezza, si è voluta mantenere.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


martedì 14 agosto 2012

Attualità

Ancora una volta si riapre la discussione intorno al destino delle province interne della regione Campania: Avellino e Benevento. Stavolta, a dettare i limiti della questione è la legge, con la quale il governo intende procedere al riordino amministrativo delle province italiane per diminuire i costi dell'amministrazione statale. Non si eliminano, dunque, tutte le province, ma solo quelle che non rientrano nei parametri stabiliti.

Sarebbe una buona occasione per uscire definitivamente dalla Regione Campania. Questa aberrazione amministrativa continua, infatti, a produrre inefficienze, sprechi, ritardi, squilibri e disordini, i quali si traducono poi nell'aumento delle imposte, nella mancanza di servizi, nell'incapacità di fronteggiare le difficoltà attuali, nel consolidamento di una corruzione endemica.

Nell'arco di 40 anni, la Regione Campania ha dimostrato di non saper amministrare i territori che la compongono. Perseverare in questo errore non è solo diabolico, ma è anche l'ennesima dimostrazione dell'ottusità mentale delle attuali classi politiche.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 11 febbraio 2012

Panorami irpini

Nelle pagine a sinistra sono consultabili gli articoli apparsi quasi dieci anni fa sul periodico sannita Benevento.
In essi si traccia il profilo della questione amministrativa che investe la regione Campania, questa anomalia territoriale inventata di recente per dare - così presumevano i miopi politici locali - uno slancio ai territori montani, ma che è finita per diventare la peggiore sciagura per le province interne, quelle che non si affacciano sul mare e che, pertanto, non si avvantaggiano del turismo estivo.

Consiglio, in particolare, la lettura dell'articolo "Una nuova regione per un milione di Sanniti", in cui si definisce su basi statistiche l'anomalia campana. Da questo squilibrio si sono avute conseguenze nefaste, su tutti i piani amministrativi, dalla distribuzione delle risorse finanziarie alla destinazione dei rifiuti in periodi di emergenza, dallo sfruttamento delle falde acquifere alla promozione dei prodotti tipici locali. Non vi è settore dell'amministrazione pubblica regionale che non presenti svantaggi per le province di Avellino e Benevento.

Da questa Campania abbiamo tutto da perdere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA